La Tiroidite di Hashimoto, una patologia del sistema immunitario.
Da ragazzina l’unica convivenza che riuscivo ad immaginare era quella che avrei avuto con il mio principe Azzurro ed i nostri bambini. Una convivenza felice e piena di amore, come mi avevano insegnato le favole della Disney che all’epoca divoravo.
Mai avrei pensato che oltre a dover vivere con loro, avrei dovuto convivere anche con la mia Tiroidite di Hashimoto e lo stress.
Ci circondiamo di pensieri positivi e in qualche modo crediamo e speriamo di poter sempre schivare i colpi bassi che la vita ci riserva.
Finchè un giorno i problemi iniziano a bussare anche alla tua porta, ti rendi conto che la realtà è diversa e che una delle convivenze più difficili è quella con la tua patologia!
Non si tratta di una relazione che non funziona e che con dolore decidi di buttarti alle spalle. Parliamo di qualcosa che devi imparare a conoscere e comprendere il più intimamente possibile, solo così avrai qualche chance di quieta convivenza con gli alti e bassi tipici di una coppia datata.
Ho scoperto la mia Tiroidite di Hashimoto circa 15 anni fà, ma molto probabilmente la nostra convivenza era iniziata ancora prima.
Molti credono che la Tiroidite di Hashimoto sia una patologia della tiroide e che per curarla, bisogna curare la tiroide stessa.
In realtà essa è una patologia del sistema immunitario e la tiroide è solo il campo di battaglia dove si svolge una guerra spesso lunga e silenziosa, che può durare anni prima di dare le prime avvisaglie.
Se non si interviene per tempo e nel modo corretto, il destino della tiroide sarà quello di soccombere agli attacchi diretti contro di essa.
Il sistema immunitario lentamente ucciderà i tireociti (le cellule che costituiscono la tiroide) finchè inizierà a non funzionare più bene.
I primi segnali di sofferenza sono un ipotiroidismo subclinico che culminerà nel tempo in ipotiroidismo (ipertiroidismo nel caso del Morbo di Basedow) e che può concludersi con l’asportazione dell’organo.
Come puoi capire se soffri di Tiroidite id Hashimoto?
La predisposizione genetica e la presenza di alcuni sintomi possono accendere un campanello di allarme:
- Eccessiva sensibilità al freddo
- Dolorabilità a muscoli e giunture
- Ingrossamento della tiroide
- Ciclo mestruale molto abbondante
- Capelli secchi e unghie fragili
- Testa ovattata (brain fog)
Se presenti alcuni di questi sintomi puoi effettuare degli accertamenti e sono sufficienti:
- Gli esami ematici con positività per anti- Perossidasi, anti- TPO e/o anticorpi anti Recettori del TSH.
- Un’ecografia tiroidea, in caso di tiroidite si osserverà tessuto disomogeneo, dimensioni aumentate dell’organo e/o ridotta vascolarizzazione.
Credo sia naturale chiedersi se si può fare qualcosa per trattare o migliorare la Tiroidite di Hashimoto.
Spesso la risposta che si riceve è un “Non si può fare nulla, quando la tiroide smetterà di funzionare bisognerà prendere il farmaco ed è inutile ripetere ogni anno gli anticorpi tiroidei perché tanto non si modificheranno”.
Un modo molto sbrigativo per chiudere un discorso ed un capitolo ben più ampio. In poche parole si rimanda la soluzione del problema a quando ormai sarà troppo tardi e la funzionalità di un intero organo sarà compromessa.
Eppure come ti dicevo il problema risiede nell’infiammazione e nel sistema immunitario impazzito, ma per impazzire vuol dire che c’è qualcosa che lo pungola e lo spinge a reagire anche se nel modo sbagliato.
Ti faccio un esempio banale. Esci fuori casa e vedi che nel boschetto vicino casa divampa un incendio.
Cosa faresti? Rientri in casa ad aspettare che la cosa evolva miracolosamente da sola o chiami i pompieri in soccorso per spegnere l’incendio prima che dilaghi attaccando territori sempre più ampi compresa la tua stessa abitazione?
Ecco con la tiroidite e con tutte le malattie autoimmuni accade esattamente la stessa cosa.
L’infiammazione non si spegnerà da sola e nel caso della Tiroidite di Hashimoto non sarà l’eutirox a spegnere l’infiammazione perché nulla può su di essa.
E allora cosa puoi fare?
Per agire nel modo giusto è importante sapere cosa è in grado di allertare e rendere aggressivo il tuo sistema immunitario.
Il ruolo dell’ Intestino
I meccanismi attraverso i quali il nostro sistema immunitario (SI) “impazzisce” ed inizia ad attaccare il self (ossia i nostri stessi organi) non sono ancora del tutto ben chiari. Una delle teorie più accreditate è quella del mimetismo molecolare.
Se vuoi approfondire i motivi per cui il nostro sistema immunitario inizia ad attaccare se stesso clicca qui.
Sappiamo che l’intestino ha un ruolo chiave in tutto ciò, in esso risiede ben il 70% del nostro SI.
In tutte le malattie autoimmuni sino ad ora testate si è osservata la presenza di Leaky Gut, ossia l’intestino ha perso la sua funzione di barriera permettendo il passaggio incontrollato di sostanze (Trigger) in grado si stimolare e allertare il sistema immunitario.
La permeabilità intestinale (leaky gut) scatta quando gli enterociti, le cellule che costituiscono il nostro intestino, sono danneggiati (da saponine, prolammine, tossine batteriche, patogeni, agglutinine) o quando le giunzioni serrate che mantengono adesi gli enterociti, si allargano creando una rete a maglia larga che lascia passare queste sostanze (Farmaci, alcol, cortisolo favoriscono questo passaggio). Entrambi questi meccanismi permettono il passaggio di sostanze che non dovrebbero essere lì mandando il SI in sovraccarico.
Tutto ciò causa:
- Infiammazione cronica silente spesso per lungo tempo asintomatica;
- Reazione allergiche, rush cutanei, riniti frequenti;
- Intolleranza al cibo;
- Produzione di autoanticorpi.
L’intestino, sia in chi ha solo un a predisposizione genetica e sia in chi ha già sviluppato autoimmunità, è il fulcro su cui concentrarsi.
Gli alimenti che mandano in tilt il Sistema Immunitario
Arriviamo così a parlare di alimentazione e di quali sono i trigger alimentari che possono favorire la permeabilità intestinale e la risposta alterata del SI.
Come ti dicevo all’inizio di questo articolo, il nostro sistema immunitario impazzisce perché qualcosa lo pungola di continuo mantenendolo sempre in allerta.
Questo qualcosa spesso risiede nei prodotti di scarto di batteri patogeni (trigger ambientali) e in sostanze ed anti nutrienti contenute in specifici alimenti (trigger alimentari).
Analizziamo, quindi, i più importanti trigger alimentari.
Glutine
L’obiezione più comune è “io non sono celiaca perché devo eliminarlo?”
Nelle malattie autoimmuni può accadere di non essere celiaci nè allergici al grano. Tuttavia il glutine può causare anche la NCGS ossia la sensibilità con sintomi intestinali ed extra intestinali da intolleranza al glutine pur non essendo celiaci.
Il glutine è un potente trigger infiammatorio e lo fa attraverso diversi meccanismi.
Il motivo risiede nel suo elevato contenuto in lectine (prolamina e agglutinina), una famiglia di proteine difficili da digerire.
Esempi di lectine sono la gliadina una prolammina contenuta nel grano, l’orzeina è la prolammina contenuta nell’orzo, la secalina nella segale e così via.
Le prolammine stimolano la produzione di zonulina favorendo l’apertura delle giunzioni serrate (la maglia a rete larga di cui vi parlavo su). Inoltre una volta oltrepassata la barriera intestinale, interagiscono con il SI inducendo la produzione di autoanticorpi (mimetismo molecolare).
Rimanendo nell’intestino indigerite, provocano la proliferazione di alcuni ceppi batterici favorendo la Disbiosi.
Latte e latticini
Contengono beta- caseina A1, una proteina collegata con la sintomatologia dell’intolleranza al latte. La sua digestione porta alla formazione della beta-casomorfina7 che attiva i recettori oppioidi presenti lungo tutto il tratto gastrointestinale. L’attivazione di questi recettori causa una modifica del transito gastrointestinale. Inoltre spiega il motivo per cui i latticini causano dipendenza (legano gli stessi recettori degli oppioidi attivando lo stesso meccanismo di dipendenza).
Ma non è tutto, i latticini presentano inibitori della proteasi che li rendono un alimento difficile da digerire ed un terreno fertile per E. Coli (Disbiosi).
Sono insulinogenici, ossia stimolano la produzione di insulina.
Sono altamente allergenici e favoriscono la produzione di muco. Spesso gli stessi medici, in bambini allergici o che si ammalano di frequente alle vie respiratorie alte, consigliano di ridurre il consumo di latticini per lo stimolo che hanno nella produzione di muco.
In ultimo i latticini fanno cross reattività con il glutine ecco spiegato perché molte persone hanno sintomi da intolleranza al glutine ed al lattosio.
Sempre insieme al glutine, il latte vaccino sembra essere responsabile dell’aggravarsi delle condizioni neurologiche nell’autismo e nella schizofrenia
La solanina
E’ un’ alcaloide tossico presente in alcune piante e nei frutti ancora acerbi, che scompare o si trasforma in altre sostanze, innocue o salutari, quando il frutto è maturo.
Purtroppo le persone con malattie autoimmuni sono suscettibili anche a piccole quantità di solanina.
In ambito alimentare le piante più conosciute ed utilizzate sono: patate, melanzane, pomodori, peperoncini, peperoni, bacche di Goji.
Può essere immagazzinata in tutti gli organi, specialmente nella tiroide, determinando anche l’insorgenza di patologie ipotiroidee. Inoltre anche piccole quantità di solanina possono risultare tossiche e avere azione immunogenica stimolando il SI.
Le saponine
Si ritrovano in piante di uso comune tra cui la quinoa, la liquirizia, il basilico, i legumi la soia e l’avena. Hanno la capacità di indurre la formazione di pori sulle membrane. I pori indotti dalle saponine sono permanenti e permettono il passaggio anche di grosse molecole.
Diminuiscono la digeribilità delle proteine probabilmente formando dei complessi saponina-proteina difficilmente digeribili e hanno la capacità unica di stimolare la risposta immunitaria così come la produzione di anticorpi.
Le Lectine
Le lectine sono proteine leganti zuccheri presenti in moltissime piante, specialmente nei semi e nei tuberi (quindi in cereali, patate e legumi) e possono penetrare nella circolazione grazie alla loro particolare resistenza alla digestione. Molte lectine vegetali hanno attività anti-nutrizionale che può influenzare funzione e struttura di enterociti (le cellule intestinali) e dei linfociti (le cellule del SI).
Le lectine indigerite possono infatti legarsi a numerose cellule e antigeni di diversi tessuti. Il legame viene riconosciuto come estraneo dal sistema immunitario che pertanto attaccherà la lectina e le strutture tissutali a cui essa si è legata.
Le lectine possono avere un ruolo nel promuovere sovracrescita batterica (con preferenza per E. coli e L. lactis) e permeabilità intestinale.
Escludere gli alimenti che contengono i trigger infiammatori, ti permetterà di ridurre e tenere sotto controllo i livelli di infiammazione. Placare il sistema immunitario e renderlo meno reattivo riducendo gli attacchi diretti verso il self.
Ciò ti permetterà di ridurre il rischio non solo di perdere la tua tiroide, ma anche di poter sviluppare altre malattie autoimmuni nel tempo.
Chi soffre di una patologia autoimmune ha un rischio molto alto di poter sviluppare nel tempo altre patologie autoimmuni e se la convivenza con una patologia autoimmune è difficile, quella con 2 o 3 o 4 di esse finisce con il toglierti ogni forma di energia e libertà.
Se hai bisogno di aiuto per gestire la tua Tiroidite di Hashimoto, contattami e prenota la tua visita.